Giustizia e pace si possono incontrare nel mondo del carcere? La misericordia e una diversa concezione della pena, sono realmente possibili?
Le Caritas italiane si chiedono costantemente quale sia il paradigma migliore per chi ha commesso un reato. Oggi in Italia va per la maggiore la giustizia retributiva: l’autore di reato deve pagare per il male commesso. Ma c’è un pensiero che negli ultimi quarant’anni si sta sviluppando in varie parti del mondo, che Caritas Diocesana Veronese, insieme alle sue omologhe del Triveneto, sta portando avanti con convinzione. Stiamo parlando della giustizia riparativa, dove, oltre all’autore di reato, si tiene anche conto della vittima e della comunità intorno che indirettamente ha vissuto tale torto. Il paradigma riparativo mette insieme questi tre aspetti, cercando di riparare ferite, spesso molto faticose, aiutando il condannato ad un’uscita dalla pena senza che rimanga il macigno dentro, ma anche la vittima, i suoi familiari e la società, che spesso non riesce a rispondere a certe domande. Anche nella Riforma Cartabia è stato introdotto il tema della giustizia riparativa, come opzione che può scegliere una persona che sconta una pena nel suo percorso. Fondazione Esodo, le Caritas del Triveneto e la regione Veneto insieme, stanno sostenendo questo percorso.

A Verona c’è un tavolo che, oltre a Caritas, coinvolge Camera penale e minorile di Verona, Ufficio di esecuzione penale esterna, Comune, Prefettura, Università e un’altra decina di enti tra istituzioni pubbliche territoriali e terzo settore, e che ha come obiettivo principale quello di sensibilizzare la città, le istituzioni, le organizzazioni, le scuole su questo tema. LINK AL SITO
Caritas Verona da anni lavora per la sensibilizzazione nell’ambito scuole. Questo perché quando si parla di giustizia riparativa, non si deve pensare solo al tema carcere, ma la giustizia è insita in tutti i temi della società. Sono stati incontri laboratoriali, dove è stato esposto il paradigma della giustizia riparativa, ma dove è stato anche sperimentato nella vita quotidiana, con un intervento mirato principalmente sulla facilitazione di dialogo. Ma il lavoro continua nei gruppi parrocchiali, a catechismo, ad altri gruppi della Chiesa. Si stanno muovendo anche il mondo del volontariato e i tirocini. L’obiettivo è di creare sempre di più una mentalità nella società.
Ovviamente il tema giustizia riparativa è stato portato come laboratorio anche in carcere, sia per sensibilizzare, sia per parlarne e costruire qualcosa insieme ai detenuti. Nel 2023 un gruppetto di detenuti hanno voluto incontrare la comunità esterna. Quindi sono stati organizzati cerchi di dialogo con tutti all’interno del carcere. Ciò non significa non ammettere che certi atteggiamenti sono sbagliati, ma aiuta a cambiare il punto di vista: la società guarda la persona per quello che è e non per quello che fa o ha fatto.
Nel 2024 Caritas Verona, attraverso la sua cooperativa Il Samaritano, ha vinto un bando di Caritas italiana, finanziato da Intesa Sanpaolo, dal titolo “Giustizia e Misericordia”. L’obiettivo è stato quello di attuare azioni di accompagnamento e accoglienza, residenziali e lavorative, di persone in esecuzione penale dentro e fuori dal carcere, con possibilità anche di azioni di giustizia riparativa. Il progetto ha previsto anche la possibilità di portare nelle comunità una forma di animazione, attraverso percorsi di lavori di pubblica utilità e di messe alla prova. Insomma, come ha detto papa Francesco che nella sua visita a Verona ha visitato proprio il carcere, l’intento è proprio quello “di uscire dai pregiudizi, incontrare le persone e vederle in quanto tali, uscendo dallo stigma che spesso accompagna i detenuti. Il tutto in un’ottica di rivedere la pena come rieducativa e non solamente punitiva”.
Ago e filo, quando ricucire funziona di più che rompere
All’interno di Caritas Verona, da alcuni anni funziona il progetto Esodo: un progetto pensato per accompagnare e affiancare le persone con problemi legati alla giustizia in un percorso di reinserimento, attraverso percorsi di inclusione, fornendo una casa dove stare e percorsi lavorativi o professionalizzanti adeguati. Ma l’obiettivo è anche quello di far coltivare alla persona una consapevolezza nuova rispetto a quello che lei stessa è: un condannato non equivale al reato che ha commesso, ma l’intento è che capisca di aver commesso un errore, che sta pagando e scontando una pena, ma che può ricostruirsi una nuova vita.
All’interno del progetto Esodo, dal 2024, si inserisce il progetto Ago e filo. Si tratta di cicli di sei incontri, uno alla settimana, per le persone ospiti del progetto Esodo della coop. Il Samaritano di Caritas Verona. In questi cerchi di dialogo e condivisione, vengono introdotti i temi della giustizia riparativa, cercando di portare gli autori di reato a riflettere sulle loro responsabilità e sulle loro sofferenze in primis, ma anche a pensare che là fuori nella società c’è una persona che il reato l’ha subìto e magari ne sta soffrendo. La speranza è che poi, alla fine di questo percorso, a qualcuno venga voglia di incontrare una vittima e iniziare a costruire un percorso insieme a lei.