Voci dal territorio - Emporio e Officina Culturale Sona Sommacampagna

Voci dal territorio – L’Officina culturale di Sona-Sommacampagna festeggia la primavera

È arrivata la primavera all’Emporio della Solidarietà di Lugagnano (Sona-Sommacampagna), portando diverse iniziative dell’Officina Culturale tra cui “la Festa di primavera”, i laboratori di detersivi ecologici, quelli sulla salute e la naturopatia e il “maggio assaggio”. Ne abbiamo parlato in questa intervista di “Voci del territorio” con le volontarie Serena Agnese, Emanuela e Emanuela.

 Ciao, chi siete e di cosa vi occupate?

Siamo Serena Agnese, Emanuela e Emanuela, volontarie dell’Officina culturale, dell’Emporio della Solidarietà e del centro di ascolto di Lugagnano, quindi nei territori di Sona e Sommacampagna.

Com’è nato questo team di volontari e volontarie che si occupa dei laboratori di Officina Culturale? Quanti siete? Come siete organizzati?

È nato da un paio d’anni, attraversando anche la fase della pandemia, finalmente ora possiamo respirare un po’ e tornare a stare insieme senza mascherine, anche all’aria aperta come piace a noi! In totale siamo in sei come gruppo di volontari di Officina culturale, condividiamo idee, ci confrontiamo e ci dividiamo le cose da fare. L’idea della nostra Officina culturale è quella di “non chiudere”. Officina fa parte dell’Emporio ed è uno strumento aperto a tutti i volontari. Se nei laboratori c’è bisogno o vediamo che gli stessi volontari sono propensi e sono disponibili a fare qualcos’altro oltre al servizio al market, noi li accogliamo.

Come descrivereste officina culturale e da quali bisogni e necessità è nata sul vostro territorio?

Crediamo moltissimo in Officina culturale che per noi ha la funzione indicata dalla Caritas: accogliere e aiutare a camminare da soli, aiutare ad attivarsi da soli. Non si tratta solo di proporre attività e iniziative alle persone che seguiamo e che si recano all’Emporio, ma anche di accogliere quello che queste persone propongono. Durante gli ultimi laboratori ci sono stati riscontri positivi perché i partecipanti erano effettivamente i protagonisti dei laboratori, durante il laboratorio di cucina per esempio alcuni iscritti si sono proposti di cucinare per i “formatori” e di scambiarsi ricette. Al laboratorio di cucina, così come durante la “Festa di primavera”, si crea davvero gruppo, sono iniziative che uniscono e favoriscono l’empatia. Il cibo e la natura fanno bene all’anima, oltre che essere nutrimento per il corpo.

Quali iniziative state portando avanti ultimamente?

I primi laboratori sono stati quello di sartoria, quello delle utenze con Adiconsum, quello di cucina…Ultimamente stiamo portando avanti diverse iniziative tra cui il laboratorio di detersivi ecologici, un laboratorio sulla salute e la naturopatia, “la Festa di primavera” nel mese di aprile durante l’apertura dell’Emporio e il “maggio assaggio” dove nel mese di maggio prepareremo degli assaggi con i prodotti dell’Emporio, per far conoscere ricette nuove e tipiche di questi territori.

In cosa consiste l’iniziativa delle “Festa di primavera”?

Si tratta di far conoscere le erbe aromatiche e le altre piante che abbiamo in queste zone, nella consapevolezza che le erbe e i fiori fanno star bene. Le persone che si recano in Emporio per fare la spesa, prima o dopo la spesa possono piantare qualcosa con noi, portarsi a casa una piantina e fare due parole nell’attesa.  Abbiamo notato che il pezzetto di orto che abbiamo nel giardino in accoglienza dell’Emporio fa stare bene alle persone, che in mezzo alla natura sono più contente e predisposte alla relazione, allo scambio e all’ascolto… basta poco, qualche aroma, un paio di fiori e nascono passioni, si crea unità tra volontari, relazione con i beneficiari. È una cosa magica, data dalla bellezza e dai colori della natura. Durante la primavera piantiamo insieme diverse piante e fiori, a molti piace, l’idea è quella che diventi un’iniziativa permanente e che si possa realizzare anche durante il resto dell’anno.



Com’è nata l’idea?

In quest’ Emporio abbiamo la fortuna di avere un pezzo di giardino all’esterno del market, già due anni fa con gli altri volontari abbiamo pensato di iniziare a creare un orto e ognuno di noi ha iniziato a portare delle piante e a piantare, col tempo abbiamo portato avanti questa iniziativa. Stiamo creando una bella sinergia tra di noi, che sta nascendo e crescendo grazie alla cura della terra, al rapporto con la natura, al prendersi cura di una piantina.

Cerchiamo di utilizzare al massimo gli spazi all’aria aperta, c’è anche lo spazio del gazebo che è tenuto sempre allegro, con giochi e libri sia per bambini che per adulti. All’interno del gazebo abbiamo scritto “benvenuti” in tutte le lingue, proprio perché per noi ciascuno è il benvenuto qui in emporio e nei laboratori di officina.

Per il futuro puntiamo ad avere anche altri spazi da dedicare alle attività di Officina perché le proposte sono tante: di accoglienza, di attivazione, di fare una merenda insieme e altre attività con bambini e mamme. Officina culturale è per noi uno strumento per avvicinare le persone in modo diverso, che diventa proprio l’ascolto, il dialogo, il confronto, quindi non è solo la spesa, ma è vivere momenti insieme anche nel modo più semplice.

Come definireste la relazione all’interno dei laboratori?

È una relazione amichevole nel senso che si riesce ad instaurare un rapporto più approfondito e meno formale con le persone… questo anche perché Officina culturale è anche un momento di accoglienza, un modo di essere e di porsi con piccole cose e gesti, offrendo un bicchiere d’acqua fresca, dei biscotti, un caffè, stare lì parlare di loro e dei loro bisogni, ma anche dire i nostri e quindi essere noi con loro senza aver paura di esporsi. C’è un riscontro più importante quando ti lasci andare anche tu… Al Centro di Ascolto le persone tendono a concentrarsi sulla richiesta di qualcosa, quando invece sono in accoglienza dell’Emporio o durante i laboratori di Officina il colloquio si allarga e si creano relazioni diverse da quello che è l’ascolto in senso stretto. Officina culturale non è solo il singolo laboratorio o iniziativa, ma è anche uno stile di accoglienza e di relazione.

Secondo voi chi è il povero di oggi e come lo descrivereste?

Il povero di oggi non è solo povero di cibo, non solo di materia o cose materiali, ma è anche povero di “spirito” e di relazioni.  Nel senso che manca, è carente, le motivazioni sono tante: culturali, sociali… La povertà è anche la mancanza dello sguardo nel futuro, l’avere poca speranza per l’avvenire, visto e percepito come incerto.

Infine, se doveste descrivere con una frase o con una parola il vostro fare volontariato, direste?

Mettersi al servizio…“Servizio” richiama alla parola “strada”: volontariato è anche fare strada, sia come crescita personale che come camminare insieme agli altri,  prendere per mano e andare avanti.