Concretezza, indipendenza e carità senza interessi

«Mi ha colpito, appena giunto a Verona, scoprire che il soggetto della Chiesa in favore delle gravi marginalità non si chiami “il buon Samaritano”, ma semplicemente “il Samaritano”». Esordisce in questo modo il vescovo di Verona, mons. Domenico Pompili, nella presentazione dell’assemblea dei soci della coop. Il Samaritano, opera segno di Caritas diocesana, dedicata alla grave marginalità  (scarica la relazione di attività 2023). Continua il vescovo: «Vero è che il nome più dell’aggettivo fa la sostanza. In questo caso “il Samaritano” fa risaltare le caratteristiche originali dell’agire ecclesiale, chiamato a dar volto a quella figura sorprendente, tratteggiata da Gesù senza aggettivo alcuno (Luca 10,25-37). Le caratteristiche di quel Samaritano di ieri rivivono dentro il vissuto de “Il Samaritano” di oggi. Queste sono essenzialmente tre: la concretezza, l’indipendenza, da qualsiasi ideologia; e, da ultimo, la convinzione che qualsiasi cosa si faccia non si tratta mai di un mezzo, ma sempre e soltanto di un fine».

Le assemblee del Samaritano e dell’altra cooperativa di Caritas, la Roveto Ardente, sono servite per tirare le somme sull’operato delle due opere segno negli ultimi mesi. Nella fattispecie, insieme al servizio pubblico, è stato programmato e costruito il Pronto Intervento Sociale nei distretti 1, 2 e 3, gestendo attivamente l’operatività nei territori di Verona e comuni limitrofi, della Lessinia e dell’est veronese, collaborando invece per il distretto sud del legnaghese. Inoltre, sono stati attivati diversi processi e proget­ti rivolti al mondo del carcere. Attraverso Fondazione Esodo è stata co-progettata la Deliberazione della Giunta Regio­nale per l’attivazione nel 2024 di percorsi di residenzialità per detenuti in misura alternativa destinati a 100 persone all’anno per tre anni, portando Fondazione Esodo a svolgere il ruolo di capofila di un progetto che copre tutta la nostra regione. Insieme ad una rete di enti sono state progettate azioni per attivare nuovi servizi dedicati ai figli minori dei detenuti e delle detenute nelle carceri di Verona, Vicenza, Venezia e Treviso. Sono state inoltre sperimentate attività per persone con fragilità mentale, dipen­denza e per gli stranieri ristretti nelle carceri di Verona e Vicenza.

Continua il vescovo Domenico:

Dicevo che le caratteristiche degli operatori e dei volontari del Samaritano che ho visto in tutti questi mesi in cui li ho conosciuti da vicino sono tre: la concretezza, l’indipendenza da qualsiasi ideologia; e la convinzione che qualsiasi cosa si faccia non si tratta mai di un mezzo, ma sempre e soltanto di un fine. La concretezza della carità suggerisce di non rinunciare a quel che si può fare qui e ora, senza perdere tempo, senza tante analisi, mantenendo sempre competenza professionale, ma soprattutto l’attenzione del cuore. Con una fede che diventa operante nell’amore. L’indipendenza da ideologie e partiti perché la carità non mira prima di tutto a cambiare il mondo, ma ad attualizzare nel concreto l’amore di cui l’uomo ha sempre bisogno. Collaborando con tutti, può progettare, stringendo relazioni, ma senza personalismi e senza ideologie politiche di una o dell’altra parte. Ciò che ci spinge deve sempre essere l’amore verso il prossimo. Poi ho visto che operatori e volontari del Samaritano vivono la carità fuori da ogni logica funzionale. L’amore non può avere altro scopo all’infuori di sé. E l’amore nella sua purezza e nella sua gratuità è la migliore testimonianza del Dio nel quale crediamo e dal quale siamo spinti ad amare. Il tutto con un’attenzione, una cura e la necessità di dialogare e aprirsi verso l’interno, cioè verso tutti i progetti e la realtà di Caritas diocesana e della Chiesa veronese, e verso l’esterno, cioè verso l’intera società, le associazioni, i gruppi, i singoli, con i quali è possibile collaborare anche se spesso sembra difficile, macchinoso e dispendioso sotto diversi punti di vista“.

Per concludere una carrellata sui progetti attuali, su tutti Casa Sant’Angela Merici in città, che è diventa­ta un albergo sociale che consente di sperimentare forme di inclusione abitativa destinata a persone in uscita dai vari progetti di accoglienza finanziata; e la struttura di Via Corbella, che accoglie uomini senza dimora con problematiche sanitarie, e che a breve inizierà ad essere gestita non solo da Caritas, ma insieme al Comune di Verona, dopo una co-progettazione sul Pnrr, con l’ente pubblico che diventa co-gestore di una grande parte della copertura economica di questo servizio.