“Vuoi ascoltarmi? Vuoi aiutarmi?”

Su spinta del parroco don Andrea Anselmi e con l’accompagnamento del Coordinamento dei Centri di ascolto, Caritas Nogara ha avviato un percorso di rinnovamento attraverso la formazione.

Hanno partecipato più di cinquanta persone del gruppo storico di Nogara, nato nel 1986, ma anche volontari della Caritas di Gazzo, di gruppi caritativi di Trevenzuolo e del Centro aiuto vita locale, tutti accomunati dal “desiderio di mettere radici profonde e avere strumenti validi per servire oggi Cristo nel povero e ridare dignità”.

Il percorso si è articolato in tre incontri.

Nel primo, don Daniele Scandella ha portato l’esperienza della Caritas di San Giovanni Lupatoto, focalizzandosi sulle domande guida che hanno orientato il percorso di riorganizzazione iniziato qualche anno fa: “A nome di chi ascoltiamo? Chi ci manda?” e “Dove stiamo andando? Da qui a dieci anni come vediamo la nostra Caritas?”. È stato messo in evidenza che cambiare non è facile, ma è possibile e che i processi di cambiamento richiedono tempi lunghi.

Nel secondo, Malaika Ribolati (Centro Camilliano Formazione) ha approfondito il tema dell’ascolto e della relazione d’aiuto, aprendo una riflessione condivisa sulla comunicazione verbale e non verbale e sugli strumenti per accompagnare le persone più fragili favorendo il loro percorso di empowerment.

Il terzo, infine, è stato condotto da Luciana Povolo (assistente sociale e volontaria della Caritas di San Giovanni Lupatoto), che ha portato l’attenzione sul lavoro di rete e sullo sviluppo di alleanze territoriali, sottolineando la necessità di distinguere tra urgenza ed emergenza. Il suo intervento ha chiarito anche l’importanza di fare rete tra i vari gruppi di Caritas e con gli altri gruppi presenti in parrocchia, prima ancora di sviluppare alleanze esterne con le associazioni presenti sul territorio.

«Avendo avuto il coraggio di riconoscere che eravamo entrati in una forma di abitudine e stanchezza pastorale, nonché di parziale chiusura, visto che da tempo non entravano nel gruppo nuovi volontari, siamo arrivati insieme alla consapevolezza di ritornare al “perché”, alle motivazioni profonde di questo preziosissimo servizio e al bisogno di rinnovarsi, dal momento che oggi le povertà sono molto cambiate (…) Sono certo che il Signore porterà avanti il bene iniziato in questa comunità, in chi è già in cammino e in chi vorrà aggiungersi lungo la via, consapevoli che ciò che non si dona va perduto, ma ciò che si dona si moltiplica”. Don Andrea Anselmi