Accoglienze Ucraini

Ad inizio 2022 il mondo assisteva inerme alle crescenti e via via sempre più spudorate minacce della Russia all’Ucraina fino all’invasione scattata il 24 febbraio 2022.

D’un tratto la storia si è riavvolta ed ha fatto un balzo indietro di un secolo: molti paesi assistono impotenti alla violenza di uno stato retto da una dittatura di fatto, al di là dei titoli ufficiali, contro uno stato limitrofo con il pretesto di difendere i diritti della propria nazione in quel territorio. Una fiumana di persone si riversa alle frontiere e sciama verso il resto dell’Europa in una nuova e moderna diaspora. Milioni di persone sono forzate a migrare recidendo le radici con le loro famiglie, la loro terra, la loro patria, lasciandosi alle spalle il paese che fino a poco prima era per loro casa.

È difficile quantificare precisamente quante persone siano uscite dall’Ucraina e quante siano arrivate in Italia e nel territorio della nostra provincia perché si è trattato, si tratta tutt’oggi di una migrazione forzata, non programmata, senza un obiettivo certo.


All’indomani dello scoppio della guerra, Caritas Diocesana Veronese ha avuto la grata responsabilità di veicolare la grande generosità dei veronesi in molti termini, a partire da un grande afflusso di donazioni giunte da istituti facoltosi, ma soprattutto da molti fedeli che con umiltà e nel nascondimento hanno fatto pervenire copiose offerte. Per settimane i telefoni non hanno smesso di squillare e ricevere disponibilità ad ospitare nelle case private, nelle canoniche, a volte in vera e propria coabitazione qualche persona in fuga o famiglie intere.

Nei primi tempi sono state molte centinaia le persone accolte. Si è trattato principalmente di nuclei familiari monoparentali, di donne sole, di giovanissimi, ma non di rado anche di famiglie complete, nei casi in cui gli uomini hanno affrontato il rischio del rifiuto della chiamata alle armi. Alcuni casi di particolare delicatezza sono stati costituiti da persone fragili, con problemi gravi di salute che non avrebbero più potuto trovare adeguata assistenza nel paese natale.

Si sono attivati privati, associazioni sportive, enti culturali, circoli e comunità parrocchiali: ancora una volta Verona ha risposto presente.

Dopo la prima emergenza ed i primi motti entusiastici è venuto il tempo della normalizzazione: molte famiglie e molte persone hanno ripreso la strada cercando di ricongiungersi ad altri connazionali, parenti o amici, o in cerca di lavoro. Una parte di questi profughi – termine quanto mai appropriato, ma da ripulire dall’uso demagogico che ne fa certa parte della politica nazionale – ha scelto di stabilirsi almeno temporaneamente nel nostro territorio.

Caritas italiana e Caritas diocesana veronese hanno messo in campo due diverse progettualità di sostegno ai cittadini ucraini ed alle comunità parrocchiali che si sono confermate disponibili all’accoglienza.

Il progetto APRI Ucraina ha fornito un aiuto, per lo più materiale, di sostegno all’ospitalità, in modo che parrocchie e migranti, sollevati da alcune preoccupazioni economiche immediate, potessero volgere la loro attenzione all’accoglienza ed alla ricerca di autonomia. Fino a 150 persone sono state accolte nella zona della Val d’Adige, del lago di Garda, della Lessinia, grazie anche all’opera di intermediazione di alcune associazioni già precedentemente in contatto con il paese dell’Est.

Il progetto nazionale articolato da Caritas italiana e dalla Protezione civile, rinnovato anche per tutto l’anno 2024, invece, sostiene le comunità che si affiancano ed accompagnano persone singole e famiglie ucraine in un percorso che prevede sia l’accoglienza materiale, sia un cammino di conoscenza, di orientamento, di inclusione nel nostro territorio: in questo momento a Verona proseguono l’accoglienza la comunità parrocchiale di Azzano e di Coriano, che ospitano rispettivamente una famiglia composta da due sposi e quattro figli e una madre con una figlia di 13 anni; un appartamento privato in Borgo Venezia vede la presenza di una famiglia di quattro persone. Due strutture gestite direttamente da Caritas hanno ospitato sette donne singole (oggi rimasta una) e una donna con una bambina. A queste si aggiungono la comunità di Marzana e quella di Romagnano che si sono susseguite nell’accogliere una famiglia composta da due giovani sposi e da tre figli, il più piccolo dei quali nato a Verona qualche mese dopo l’arrivo, e la comunità di Isola Rizza che ha ospitato presso i locali parrocchiali due famiglie per alcuni mesi.

L’accoglienza continua, sul piano formale per tutto il 2024, ed il cammino delle persone accolte e delle comunità accoglienti continua. Numerosi sono gli interrogativi che questi fratelli e sorelle sradicati dalla loro terra devono affrontare tra la convinzione che si sta maturando di trovare stabilità nel nostro paese e la nostalgia per la patria perduta, la preoccupazione e la lontananza da padri e mariti, da figli maschi ancora sotto le armi. La Chiesa di Verona è chiamata ancora a farsi loro compagna di cammino, ad annunciare loro che i forestieri accolti potranno diventare, se lo vorranno, parte integrante della nostra comunità.