Elia – Fare in piccolo, fare bene

Quando si pensa all’immagine della persona povera a molti viene in mente quella di un barbone per strada, sporco e coi vestiti stracciati. Questo è il tipo di persona che mi aspettavo di incontrare all’Emporio della Solidarietà attraverso l’esperienza di Servizio Civile. Invece già dalla prima settimana ho iniziato a capire che il concetto di povertà è molto più complicato…

Mi chiamo Elia e ho 20 anni.

Ho deciso di iniziare il Servizio Civile dopo aver finito il mio periodo scolastico delle superiori. Avendo finito la scuola in un periodo molto difficile in cui ancora si capiva poco del Coronavirus e volendo poi continuare gli studi all’università, ho deciso di prendermi un “anno sabbatico”. Non volevo ricominciare a studiare senza prima essere certo di cosa studiare, perciò nel frattempo ho deciso di tenere le “mani in pasta” facendo qualcosa di produttivo e ciò mi ha portato a scoprire il Servizio Civile all’Emporio della Solidarietà “Verona Est”.

Le mie mansioni all’Emporio variano molto anche in base al tipo di giornata. Tutte le mattine le passo in magazzino. Assieme ai volontari svolgo attività come il carico della merce sul gestionale, valuto i prodotti da mettere in offerta, seleziono i vari ortaggi da esporre all’interno del market e immagazzino i beni che hanno scadenza di lunga durata e che quindi non devono essere portati in Emporio immediatamente. I pomeriggi invece, presto il mio servizio presso il market solidale. Qui accompagno i vari utenti mentre fanno la spesa, sto in accoglienza dove si controllano le tessere e si fanno quattro chiacchiere, ma la maggior parte delle volte mi fanno fare il “cassiere”.

Quando si pensa all’immagine della persona povera a molti viene in mente quella di un barbone per strada, sporco e coi vestiti stracciati. Questo è il tipo di persona che mi aspettavo di incontrare all’Emporio della Solidarietà. Invece già dalla prima settimana ho iniziato a capire che il concetto di povertà è molto più complicato, vasto e che possiede molte variabili.

Ad oggi in Emporio ci sono persone che hanno perso il lavoro a causa del Covid, che avevano una vita stupenda e poi un tragico incidente le ha stravolte, che non riescono ad integrarsi, che riescono a malapena ad arrivare e fine mese con quello che hanno. Attraverso il lavoro in Emporio ho capito che una persona non è povera solo per quello che indossa o per come vive. Non c’è modo di riconoscerla semplicemente camminando per strada. Questo ha creato in me maggiore consapevolezza sulla complessità di molte situazioni e una nuova apertura verso l’altro.

Elia